UGC è un acronimo che significa User Generated Content (in italiano "contenuti creati dagli utenti") e oggi, più che mai, se ne vedono molti in giro e se ne sente parlare di più. Questo articolo vuole essere una piccola riflessione sull’uso attuale di User Generated Content e sull’importanza che hanno acquisito col tempo, soprattutto negli ultimi mesi, nelle strategie di marketing.
Da un punto di vista privato, personale, ogni giorno vediamo contenuti creati dagli utenti ma parliamo di UGC, nello specifico, quando stiamo guardando i canali social (in particolare Instagram) di aziende di beni consumer oppure stiamo decidendo se comprare o meno un qualsiasi prodotto online.
Oggi, più di prima, forse è proprio questa tipologia di contenuti che vogliamo guardare e che siamo spinti a cercare nel mare magnum offerto dal web. Testimonianze o, semplicemente, fotografie di chi ha acquistato quel determinato prodotto e ne è rimasto soddisfatto. Oggi, catapultati in un mondo per la maggior parte digitale e meno fisico, siamo alla ricerca delle storie di persone come noi, che hanno acquistato quello o l’altro prodotto e ci stanno raccontando il proprio viaggio, scoperta e infine approdo a un nuovo oggetto, servizio, esperienza.
Il discorso vale anche, appunto, per i servizi: basti pensare un esempio tra tanti, al mondo del food e della ristorazione. Inglobato in dinamiche di distanza e in logiche di delivery cui prima non aveva mai pensato, l’obiettivo di questo settore non però cambia. Rispondere a una domanda del mercato, offrire un servizio efficiente e lasciare la possibilità ai propri clienti di fruizione nel tempo.
Se questa situazione di emergenza ha modificato in primis le nostre vite, è bene riflettere sul cambiamento delle nostre "abitudini". Ciò che prima ci risultava la normalità, come uscire per fare un giro in centro, andare al supermercato, entrare in un negozio, prendere un caffè al bar, ora si è trasformato in un "digital habit".
Stando quotidianamente sui social, ogni giorno vediamo i contenuti dei nostri follower e amici. All’interno ci sono anche tag e menzioni delle aziende da cui hanno acquistato o a cui si sono affidate per ricevere quel prodotto. Nella nostra esperienza personale siamo portati a cliccare su quel tag e a scoprire di cosa si occupa, cosa fa e come svolge il proprio lavoro quel brand. Decidiamo, in seguito all’osservazione, se affidargli anche la nostra, di fiducia. Un processo che, più di prima, passa attraverso le immagini e le recensioni, commenti e raccomandazioni di amici, parenti, colleghi.
Oggi, più di prima, è importante per le aziende mostrare la propria offerta raccontandola attraverso i contenuti degli utenti/clienti. Gli UGC sono stimolati naturalmente dalle logiche dei social network e i contenuti sono a loro volta creati in maniera naturale dagli utenti (che condividono le esperienze di acquisto del quotidiano attraverso un post o una stories sui social media). Non possono quindi rimanere ignorati nel flusso di comunicazione ma, anzi, sfruttati da parte delle aziende nelle logiche di marketing.
Tutti questi contenuti sono il cuore della comunicazione di oggi. In un mondo di distanziamento sociale e condivisione digitale di esperienze e ricordi, rappresentano quanto di più vicino a un contatto reale e alla scoperta di qualcosa di nuovo. Non ci è permesso entrare in un negozio di abbigliamento insieme a un’amica per scegliere un vestito né tantomeno di provare il nuovo ristorante aperto in città. La distanza digitale avvicina però le comunità online e attraverso queste connessioni possiamo arrivare a conoscere le proposte gastronomiche delivery di quel ristorante o la nuova collezione primavera/estate in vetrina.
Questi contenuti, quelli che gli utenti pubblicano e condividono sui propri canali social, sono importanti perché aiutano le aziende a rafforzare il brand. Difficilmente una persona pubblicherà sul proprio profilo Instagram una brutta foto di un prodotto acquistato con una didascalia che ne elenca i difetti. Probabilmente invece saremo di fronte un’immagine che immortala la soddisfazione di quella persona, che sta condividendo un contenuto, taggando il brand, proprio per dirci: "Hey, sono molto contenta del mio acquisto".
E tutti questi tag e menzioni non dovrebbero essere sprecati ma anzi, andare ad arricchire i feed e le "rubriche" dei canali social delle aziende (di qualunque settore si tratti). Una sorta di resa per immagine delle recensioni ma con un tocco più emozionale, empatico e che arriva direttamente al cuore del resto della community.
Un modo rapido e gratuito per:
- aumentare la propria reputazione online
- mostrare i propri prodotti e servizi nella loro completezza
- condividere recensioni che non “sanno” di recensioni perché generate liberamente (“a sentimento”) dagli utenti/clienti
Dove si vedono più spesso User Generated Content? Sicuramente su Instagram, il social media che più di altri permette di mostrare, taggare, recensire, commentare e condividere acquisti o regali ricevuti.
Come è possibile recuperarli?
- Tag nelle foto
- Menzioni nei commenti
- Utilizzo di un hashtag specifico legato a una campagna prodotto o al brand
- Menzioni nelle stories (una vera vetrina in continuo aggiornamento)
Così, per fare un esempio sul settore cui mi sento più vicina, nel mondo dell’editoria e dei libri arriviamo a scoprire una nuova casa editrice guardando le stories della nostra libreria di fiducia. Oppure, scopriamo di voler leggere esattamente quel libro, perché abbiamo visto sul profilo della casa editrice il repost di una bella foto, con una personale descrizione e recensione del titolo in questione.
È tutta una questione di rimbalzi, continue connessioni e passa parola che, in un periodo come questo, diventano elementi preziosi per un brand, piccolo, grande, conosciuto o neonato che sia. Adesso ma soprattutto nei mesi che verranno.
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